trentesimoquarto giorno del nuovo calendario coreano
anche se non dovrei, chiedo venia per il ritardo nella trasmissione di questo mio. è che il tempo ha cominciato a correre con l'arrivo delle temperature più miti. in oltre una serie di complicate procedure burocratiche mi hanno legato a tempi e corse transcittadine. procedure complicate tipo il pagamento dell'affitto, il riappropriarsi del passaporto e con esso della mia nuova identità, la spesona al supermercato, l'acquisto della macchina fotografica.
ieri pomeriggio di ritorno da uno dei miei giri che saprete solo al prossimo comunicato, decido di riposarmi nel caffé della polvere. sognavo un riposante stravaccamento al tepore dei raggi pomeridiani, la musica di un pomeriggio viennese, la mia cameriera preferita, un té con i pezzettoni dentro, magari un boccone di torta.
la musica era italiana, niente torta, il posto vicino alla finestra era occupato, ma tanto il sole al pomeriggio non arriva e neanche la cameriera. peraltro, non sono neanche stato mai a vienna. ma bando alle ciance. finalmente le prime immagini dalla nuova fotocamera dell'inviato.

l’ingresso è al di sotto il grande cartello hakrim coffee. c’è un porta che dà su un corridoio di legno scuro; il corridoio arriva ad una scaletta scura che si attorciglia fino al primo piano. notare l’aspetto vagamente nord europeo, ma attualizzato con lussureggianti accostamenti magenta-ciano. hakrim potrebbe voler dire polvere. ma tanto che ne sapete voi che state laggiù?
appena si entra, e quando ci si siede nel posto dove mi sono seduto io, ci si confronta con una raffinatezza di progettazione che è rara di questi tempi (un qualcosa tra uno scarpa un albini un cavaglià e un giordano arreda). in particolare notare le finestre sulla destra, in corrispondenza equivalente del posto a sedere (lo so che il posto è arrivato dopo, probabilmente, ma non è affascinante questo incontrarsi tra l’arredo e l’edificio, fino al confondere cosa ci sarà prima e cosa c’era dopo?). a sinistra, invece, si intravede la sezione del ridotto soppalco: il corridoio rimane ad una quota di due gradini più bassi, in modo da consentire un’agevole percorribilità, e i posti a sedere si sopraelevano, per agevolare la fruizione dell’area sottostante. questa immagine è un po’ postprodotta. ma tanto che ne sapete voi che state laggiù?

marco, che mi ha raggiunto nel tardo pomeriggio, dice che difficilmente in seoul c’è un locale altrettanto vecchio. 1956.
alla prossima, davide
rsckp