46 febbraio 2006
ventesimoprimo giorno del nuovo calendario coreano,
spenderò questi due minuti e mezzo di introduzione per perorare delle istanze che sono tutte mie e private. vorrei che fosse chiaro che questo non è un programma tipo ‘ve la do io la corea’. è piuttosto un diario di brodo e di zuppe coreane. insomma non fatemi fretta che sennò scrivo porcate e leggi elettorali.
tv. martedì notte quaggiù c’è stato l’atteso confronto politico tra i due leader politici pro-dee kim e bel-hoo chon. un po’ tutta la nazione e l’asia stavano aspettando questo momento, da quasi dieci anni. tant’è che, malgrado l’ingessatura del contesto (solo pochi stendardi rossi, un basso tavolino scuro, una griglia per la carne sul fondo, due zuppe fumanti al centro), non grande è stata la lotta né aspra né forte. pro-dee, pur essendo partito come un risciò a tarda sera, stanco, ha trovato la via in discesa. bel-hoo chon è sembrato più un tassista ubriaco tra le curve di montecarlo. questo è quanto si è visto da qui, col favore dalla distanza e con le prospettive un poco più piatte; è sembrato di assistere alla ripresa al rallentatore di un sopraggiungente autunno. mi riferisco nel particolare al momento in cui bel-hoo chon ha esposto la sua visione ottocentesca della categoria delle femmine; mi domando e chiedo (e cito così sho-gee, giornalista presente al dibattito) perché in quel momento pro-dee kim non ha sferzato l’attacco mortale, perché ha avuto pietà e non ha infilzato l’avversario con il sacro pugnale dell’emancipazione? perché in questo confronto abbiamo solo assistito ad un suicidio politico? perché non abbiamo visto il rosso sangue? è forse questa la strategia, quella di far disfare tutto agli altri? perché non ci assumiamo un poco il compito il diritto il dovere il piacere dell’uccidere? ai postumi del mal di schiena di bel-hoo chon l’ardua sentenza.
thesis. dopo l’ultimo faculty meeting, non so come, mi sono ritrovato con quattro tesisti. intendo gente che per estrazione o per scelta (ma su quali basi?) hanno scelto me come supervisor del loro lavoro di diploma. due sono uomini, hook-lee ming e choi-lu park. il primo fa una tesi su nuovi sistemi del controllo del traffico. l’altro disegna una nuova fermata per l’autobus. i nomi delle femmine con l’ultima riforma sono stati aboliti. per loro solo sommarie descrizioni oggettive (bionda-mora, alta-bassa, bbona-racchia). una di loro (bassa-racchia) fa un lavoro sulla proiezione di film per schermi mobili, ma pensavo di cambiarle il titolo e di approfondire la grafica del ricamo tradizionale; l’altra (mora-bbona) progetta un’interfaccia non fisica per sistemi di gestione della casa, cosa che comunque mi sembra più appropriata alla specie cui appartiene. tra due settimane tutti i diplomandi devono presentare il tema della tesi alla riunione plenaria dei professori. ho suggerito agli uomini di preparare un comizio elettorale per convincere la platea. alle donne di fare un peep-show per scioccare il pubblico.
digital media design studio 1. i lavori si approssimano alla prima verifica, che consisterà nella presentazione del proprio lost space ritrovato. gli studenti dispongono dai dieci ai quindici minuti di completa libertà espressiva (proiezioni, film, conferenza, teatro, mostra); in ardito parallelo con la presentazione delle tesi di cui al capo precedente, il fine è di riuscire a convincere me e gli altri studenti (ombre di finta democrazia arrivano fino a seoul, soffiate dal vento del nord) che proprio il loro caso studio sarà quello più adatto alla prossima esercitazione. ho suggerito loro di controllare ogni parola e ogni immagine della presentazione. ho chiesto di sorprendere per convincere, ma non so se sono stato chiaro; nel dubbio non mi aspetto niente, così se arriva anche mezza sorpresa vale doppio. comunque fermarmi per veder lavorare la gente è un piacere che non mi ero mai concesso prima.
typo & image 2. dopo la mia lezione in cui proclamavo che la giusta e nuova via è less is less, more is more, e cioè più si lavora meglio si produce, gli studenti lavorano, ma mi guardano con occhio meno benevolo. che dire? capiranno. mi piace il tema dell’esercitazione che stanno svolgendo, e nel mentre che li vedo all’opera mi vengono in mente varie possibilità. non so se dirle ora o dopo. continuo a mangiare instant noodles, e la dipendenza dal cibo chimico aumenta.
contemporary issues in design 1. ho già accennato che il terzo corso cui attendo (insieme a simone da cambiano) è uno dei corsi di dottorato. non è un corso che tutti i professori amano, essendo spesso non esattamente attinente al proprio campo dello scibile, e soprattutto relegato in orari tardo pomeridiani della tarda settimana (dalle cinque alle otto del giovedì). e allora la struttura del corso che noi due, raffinati strateghi italiani, abbiamo approntato è la seguente. ogni professore della scuola deve tenere una ed una sola lezione durante tutto l’arco del semestre. il titolo della lezione è libero, e i docenti spesso presentano lezioni preparate per altri contesti. ciascuno a fianco della lezione mette a disposizione la serie di slides usate, in modo che alla fine ci sia un’ampia collezione di immagini. allo studente del corso il compito di ricreare un personale percorso utilizzando solamente alcune foto e alcuni schemi, presi però da tutte le lezioni. a giugno, raccolti tutti i saggi, si produce un libro, che varrà in qualche modo come pubblicazione per tutti. grande motivazione da parte dei dottorandi e piccolo impegno del corpo docente. l’unione della scuola fa lo sforzo dello studente. non so perché ve lo racconto, forse è il mio personale e soporifero canale dedicato al gioco del go.
l’ultima lezione è stata tenuta da roger pitiot, designér francese, in forze al dipartimento di product design. sì è quello di uàit monkìs. sono passati già un paio di giorni, e quindi il ricordo mi si annebbia; però il senso della lezione, che passava dai situazionisti a borges a eco a matrix a macluàn a il media è messaggio a il media è massaggio e la realtà è finzione a adbusters a undesign a venature di impegno anarcoide mi hanno fatto pensare (a fabio) e mi hanno divertito.
video. in seguito una vernice per la presentazione di un video di una exstudentessa di IDAS. momento dagli occhi grandi, nel senso che il luogo (l’ambasciata spagnola) era pieno di occidentali. il video così così. poi, tornando alla mia torre ho scoperto (ok, rogér mi ha fatto scoprire) che giusto dietro casa c’è un circolo di jazz, nonché un’altissima concentrazione di teatri. il mio tracciato di quotidianità si sta tranquillamente disegnando da solo; scuola, donkas, caffetteria polverosa, zuppa vietnamita, circolo jazz. la domanda si sorge spontanea: uscirò mai dal mio isolato?
internet. meno male che da ieri ho internet a casa, così in qualche modo almeno dalla sala ovale ci devo passare. uno pensa che in un paese che si accinge a scalzare l’italia dal G8 come è la corea del sud (mai avrei pensato di poter concordare con sergio pininfarina…) avere una connessione internet sia un automatismo piuttosto che una richiesta. e infatti tecnicamente è una fesseria, niente pubblicità di bobonevieri, niente scatole nere che ti arrivano a casa, niente numeri da inserire o connessioni da avviare. ma per avere il tecnico a casa, con il servizio telefonico che parla solo un dialetto stretto del quartiere di dongdaemun, mi ci sono volute una trafila di due giorni di fax e di telefonate e richieste se c’è un amico coreano nei paraggi, ma ce l’ho almeno un amico? e io sì di amici ne ho, sono un po’ fuori mano, forse. insomma. venerdì mattina, dalla nuvola gialla di un’improvvisa esplosione in prossimità del bagno, appare questo tale di aspetto vagamente bafomettiano, un omino odoroso con fili che gli spuntano dalle tasche e dalle orecchie. smonta le prese, apre delle sue scatole e scatoline, accende i suoi fungitopi elettronici. le uniche parole che dice sono auongò iounongò, indicando sopra e sotto. scumpare turiddu, cumpare turiddu. finalmente attacca il computer e internet funziona. un ultimo sorriso arcigno, una luce che tracima dal suo essere, un’esplosione, un fumo. disappare lasciando permanente il suo odore di zolfo. io non ho detto parola.
denari. martedì arriverà la prima paghetta. è un po’ come natale che si avvicna. nel mentre, con la mia nuova diabolica connessione alla grande rete del mondo, controllo i voli seoul-zürich, in modo che ci sia un po’ di felicità anche per noi.
c’è una gazza che svolazza intorno al palazzo di fronte. fa fatica a salire in quota, e allora si ferma prima sul bordo di un cornicione. poi si ferma sulle luci di segnalazione degli ingombri, quelle rosse che la notte fanno le città come aeroporti. poi raggiunge una delle scritte della pubblicità in cima all’edificio. porta nel becco un piccolo ramo e lo posa nell’ansa di un sorriso tra le parole amiche. costruisce un nido in coreano.
la primavera intanto tarda ad arrivare.
alla prossima, davide
ilxdudc
3 comments:
Topless is much more.
Tutto il mondo e paese, e accà nissciun'èffesso: verifica che compare turiddu non ti abbia collegato con un provider delle bahamas da 50 usd al minuto.
ma no, ma no
ma che è sto rammollimento!!!
ci vogliono gossip, frasi ad effetto, scoop, cose che facciano ridere, sognare!!
ci vuole un "ve lo dò io la coerea" ma molto meglio di beppe grillo!
costruisci un pool di esperti, fatti scrivere i testi, fai qualcosa insomma! sii lungimirante, adatta il format ad una trasmissione televisiva cool and posh!
voglio un post ogni giorno, lungo e grasso, pieno di notizie interessanti. storie con donne, furfanterie, stravaganze, omosessualità.. e poi cibo, cibo e ancora cibo!
è questo che tira il mercato, wuè hai capito?
mica cose intimiste, riflessioni, considerazioni da para artistoide..
la gente è stufa dell'intimità! vuole sesso esplicito, visto da tutti.
voyerista, devi essere più voyerista!!!
primavera? paghetta?
decorazioni e aurore boreali cibernetiche, titoli tecnologici che esplodono, speculazioni immobiliari... più aggressivo, più aggressivo!!!
aaarggghhhhhhhhhhhhhhh
Caro DAvide, ecco finalmente qualcosa di utile: trova la ragazza più carina del tuo corso e dille d'un fiato:
안녕 매우 신병. 나는 너를 사랑한다. 너는 제발 빠는가 나의 물고기를 원하는가?
Cadrà letteralmente in ginocchio.
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