20060314

Comunicato dall'estremo oriente #7

42 febbraio 2006
decimosettimo giorno del nuovo calendario coreano

accolgo alcune note arrivatemi in via privata e riduco la lunghezza dei comunicati. mi sa che comunque non è che poteva capitare che ogni giorno è una sorpresa da raccontare. è in italia che ci sono le elezioni, c’è berlusconi, c’è prodi: è lì che pulsa la novità. è da lì che mi aspetto ogni giorno un nuovo comunicato.

prima impressione. ho già accennato al fatto che gli studenti dello studio di digital media design hanno come prima esercitazione il cercare gli spazi disusi della città. per evitare di perdere i già detti pulcini nelle lande di questo borgo da dodicimilioni, ho fatto che circoscrivere il campo di analisi ad un unico block. che grossomodo è grande dodici volte uno dei nostri a torino. per sfida e per inerzia ho passato la fine della scorsa settimana senza uscire dall’isolato. praticamente non mi sono accorto della mia autolimitazione. tutto a portata di mano, scuola, familymart (che è come il supermercato crai di via berthollet, ma è aperto sempre), la banca, il donkas, la caffetteria, il vietnamita. guardo con indifferenza lo starbucks e il burgerking che ammiccano dall’altra parte dell’oceano, al di là del semaforo. potrei vivere qui dentro, nella mia turris eburnea, per sempre. non fosse per voi.

undicesimo fatto. (brandello dello scorso comunicato) la casa la sapete già tutta. nel senso che non è che ci sia molto di più della stanza tonda. un bagno e un angolo cottura. altro non serve. subito fuori dalla porta, però, c'è un buio fitto. sembra di aver attraversato lo specchio di matrix. però al negativo. si intravede giusto un corridoio cominciare. ai primi passi si accende una lampada, una via di mezzo tra il cavò di una banca e l’ultimo rifugio di hitler. non è che ci sia molta differenza, e questo mi fa pensare a hitler alle banche e a me. comunque. altri passi. si spegne la luce di dietro, se ne accende una davanti. lo so che esistono i sensori di movimento. ma proprio nel corridoio della mio castello, con orde di occhi a mandorla nelle tenebre pronti per rubarmi la mia preziosa carta della metropolitana prepagata? così si va avanti per ventimetri, sette tenebre e sei luci. al fondo c’è l’ascensore. (nell’attesa che arrivi l’ascensore muoversi così che l’ultima luce non si spenga). l’ascensore, l’ho già detto, ma lo ridico ché fa scena, è di quelli tutti vetrati. ci ha anche le lucine che si vedono dall’esterno. avevo sempre pensato che più pacchiano delle lampade al neon viola montate sotto lo scooter non esistesse nulla. poi vi mando le foto. all’ingresso risiede il portinaio. ha un suo bancone, con la tv e la stufetta elettrica sempre accese. io saluto, anion-aseio. lui dorme. invariabile. ha la stufetta accesa perché oggi qui ha nevicato.

l’altro giorno ho avuto fame. sto lentamente assumendo le abitudini del luogo. quando un coreano ha fame un coreano mangia, che è un po’ come facciamo noi del lato giusto. però noi ci teniamo la fame generalmente fino al mezzopasto più vicino. un coreano no, un coreano che ha fame mangia subito. a questo credo si debba il fatto che qui è un luogo pieno di posti piccoli dove mangiare a poco prezzo. ma torniamo all’altro giorno. camminavo tranquillo dentro il mio recinto di marciapiedi e ho avuto fame. quindi ho mangiato. il primo posto che ho incontrato e in cui sono entrato era gestito dalla mamma di nicola. mi sorrideva come sempre, solo che stavolta faceva finta di non capire. io per conto mio mi sforzavo di fare i miei soliti chiarissimi tentativi di comunicazione a gesti gentile signora passavo di qui e ho pensato che bel posto tipico è questo e mi sono detto adesso entro e do un’occhiata se c’è qualcosa di buono e poco costoso da mettere nel mio stomaco occidentale non è che disturbo?
lei mi sorride e dice sì. io lo so cosa vuol dire. vuol dire che non ha capito.
ripeto. e per esser più lineare spiego con pochi cenni anche
la situazione in cui mi sono trovato una volta che c’era una manifestazione e sono entrato in un bar che faceva un marocchino molto buono sa cos’è un marocchino?
lei mi sorride e dice sì. io lo so cosa vuol dire. vuol dire che non ha capito.
mi tolgo la giacca e mi accingo a spiegare la situazione politica dell’italia all’inizio degli anni ottanta, la morte di berlinguer, le brigate rosse, l’ascesa di craxi, fanfani, andreotti, i fatti di comiso. quand’ecco che entra un colletto bianco disceso da uno dei palazzi dell’altra parte della strada. io penso extraliminale. mi rivolgo a lui, adocchiando con cupidigia le perline e gli specchietti che fa sbarluccicare dalla tasca. gli dico che ho fame, che sto studiando da coreano e che quindi devo mangiare. lui mi sorride e mi dice cosa vuoi mangiare. mi indica il menù in coreano, io decido una cosa a caso, lui si rivolge alla proprietaria e dice dul-bibimbap. non accenna alla fine della prima repubblica.
durante il pasto scambiamo quattro parole. nel senso quattro quattro.
davide io vengo dall’italia.
coreano anche io sono cristiano.
ciononostante alla fine lui mi invita a casa sua per conoscere il primo figlio e la moglie che aspetta il secondo. dato che so che è cristiano decido di esorcizzarlo offrendogli la cena (3500 won, che sono 2.98 euro). mi lascia il suo biglietto da visita e va alla più vicina chiesa.

finalmente ho aperto il conto in banca coreana. finalmente sono entrato nel grande mondo che conta, con appoggi financo in paradisi orientali. la grande esplosione del mercato giallo. il galoppo delle tigri. per ora l’estratto dei denari è zero. il conto è a nome davidemusme (undici lettere). il codice segreto è baburu (questa è per intenditori). per completare le pratiche sono andato all’ufficio di immigrazione. lì ho dovuto avviare la trafila per avere la carta di identità coreana: presentare un certificato della scuola, mostrare il contratto, pagare 10.000 won, lasciare il mio passaporto. fino al venti marzo sono nessuno, senza tutela, senza prospettive. questa sensazione familiare mi tranquillizza.

a casa ho la televisione. l’antenna tentenna (questa è per tutti), l’unico canale anglofono che ricevo si chiama onstyle e trasmette boiate. sono diventato sexandthecitydipendente. due canali più in basso c’è una rete sportiva coreana che trasmette ininterrottamente senza pubblicità partite di go. molti di voi sanno che cosa è il go. altrettanti no. il go è un incrocio tra la dama cinese e la dama e basta. è una griglia di diciannove per diciannove incroci su cui i due giocatori a turno dispongono una pedina (nera, bianca, nera, bianca). quando disponendo le tue pedine circondi completamente una porzione delle pedine dell’avversario, tu mangi le pedine del tuo avversario. vince chi alla fine ha più pedine in campo. mio fratello adora questo gioco e correggerà meglio la breve descrizione delle regole che ho testé dato. tuttavia non riuscirà a convincermi che questo gioco non è una palla. che questo gioco merita un canale completamente dedicato. in cui passano delle ore ad analizzare la partita, con le possibili mosse non fatte e le prospettive che si aprono con le nuove configurazioni. vi è sembrato lungo inutile e tedioso questo paragrafo. immaginatevelo per ventiquattro ore. (perché lo vedo? perché non mi mandate le puntate di porta a porta in campagna elettorale, ecco perché)

questa domenica tirava troppo vento e troppo freddo per questi mezzi uomini di coreani. hanno rimandato la rivincita del gioco della palletta. in compenso mi hanno assicurato che pregheranno perché la prossima settimana faccia bello e caldo ##^^##.

in italia ho mangiato instant noodles solo una volta. qui ho visto che tutti i seveneleven ne hanno almeno uno scaffale pieno. le istruzioni sono scritte nei soliti ometti casette e sorrisini. e allora per la prima esercitazione (l’ho già detto, magari) del corso di typo&image ho chiesto di prendere la confezione dei propri instant noodles preferiti, di tradurli e ridisegnarne la grafica per il professore occidentale. nel mentre sono diventato dipendente di questo fantastico preparato completamente chimico.

sto per inviare il nuovo comunicato e mi giunge il commento di giuseppe riguardo la truffa del parcheggio ikea. ebbene, seoul è ikea-free. tempo fa gli svedesi sono sbarcati con una rivendita per testare il mercato. dopo poco hanno rinunciato, perché i coreani non hanno alcuna cultura del fai da te. se una cosa si rompe, la fanno aggiustare da altri. se una cosa è da montare, non la comprano.

accendo la televisione, prima di andare a scuola. l’inquadratura è ancora fissa sui 361 incroci della scacchiera del go.

alla prossima, davide


gffwzssi

10 comments:

Anonymous said...

e sochmacher? e' arrivato secondo alla partita di go con alonsoalonsodettoalonso hehe ciau a tutti cimonedizooul

dmusmeci said...

non si può e non si deve giudicare da una prestazione media come un secondo posto quello che dovrebbe essere l'anno della riscossa. con tutto che quello che ne è uscito meglio è rosberg II.

Anonymous said...

Grazie per averci passato la tua password: da ora la sa tutto il mondo. Aggiungi cortesemente anche il tuo numero di carta di credito. :-)
Non è che si offendono i tuoi amici a usare una parola giapponese come password? Non potevi usare "spaghetti" o "mandolino"?

In ogni caso, ti offro un appiglio per fare conversazione con la mamma di nicola: il Ministro della Giustizia lì da te si chiama Chun Jung-bae, è in carica dal 28 giugno 2005 e risiede all'indirizzo: 1 Jungang-dong, Gwacheon, Gyeonggi Prov.
Tel: +82-2-503-7011~2 Fax:
+82-2-504-5724

Ultima cosa: mi racconti che faccia fanno quando tu gli rispondi: yes, i'm italian, but i'm atheist and comunist.
bye.

dmusmeci said...

instar libri. ogni uscita una lezione.

Anonymous said...

sai che se digiti su google 516.46 esce il tuo blog?
non ti fa impressione?

ah, sto diffondendo il tuo verbo a persone che hanno ricevuto ovetti kinder in omaggio da te.

sorprese per sorprese..
:-)

Anonymous said...

ovviamente il tuo blog continuerà ad uscire su google fino a quando non inizierai a scrivere dei rapporti con la corea del nord, del tibet, del vietnam, del toro, del tuo passato scabroso con visconti o di altre cose impronunciabili.
o forse solo fino al 9 aprile..

dmusmeci said...

belle foto. persone conosciute non riconoscibili e persone non conosciute affatto. per esempio chi è quel ciccione affianco a rafa&luciobrucio?

Anonymous said...

quando invaderò la corea del sud, passando da quella del nord, non parlerai più così...

Anonymous said...

Musmo,

ieri sera (16 marzo, calendario occidentale e cattolico), io e BoboneLoris abbiamo preso un aperitivo per parlare di tangenzialità tra il mio lavoro e il suo. E per accrescere le nostre pance.

Siamo stati distratti dalla scoperta che in quel posto di via Bellezia con le sedie leopardate ci vanno praticamente donne sole.

Torna presto, l'aperitivo ormai è istituzionalizzato il giovedì sera. Almeno fino a quando che non scopriamo che è un covo di donne non eterosessuali.

Luca

Anonymous said...

nono piano di quanti? perchè io poi sono al 2 di 2 e di più non si può eppoi salgo a piedi quasi senza fiato vorrei vedere te.
la campagna elettorale è adatta al nome cioè vien voglia di campagna senza tivvù e ipod ecc tantè che lo scontro pro-berl è stato. uno schifo.
qua tutto procede mollemente e solo berlu che da del "coglione" a chi vota l'opposizione mi fa sentire parte di qualcosa foss'anche organo genitale.
ma dimmi se dici torino a parte Anche io sono cristiano, nessuno dice ah...Olimpiadi oppure si continua col Si ...Torino 150km da milano... e du' palle che poi ci mettono l'alta velocità e finisce che non distinguiamo più mi.to.
smetto qui o mi apro un blog. ho visto le gare di F1 e pensai ai fusi orari e te che dormi tardi e io sveglio presto per ualcosa più o meno a metà tipo il barein.
vabbè.
bon. ora io vado
nicola t