20060327

Comunicato dall'estremo oriente #9

55 febbraio 2006
trentesimoquarto giorno del nuovo calendario coreano

anche se non dovrei, chiedo venia per il ritardo nella trasmissione di questo mio. è che il tempo ha cominciato a correre con l'arrivo delle temperature più miti. in oltre una serie di complicate procedure burocratiche mi hanno legato a tempi e corse transcittadine. procedure complicate tipo il pagamento dell'affitto, il riappropriarsi del passaporto e con esso della mia nuova identità, la spesona al supermercato, l'acquisto della macchina fotografica.

ieri pomeriggio di ritorno da uno dei miei giri che saprete solo al prossimo comunicato, decido di riposarmi nel caffé della polvere. sognavo un riposante stravaccamento al tepore dei raggi pomeridiani, la musica di un pomeriggio viennese, la mia cameriera preferita, un té con i pezzettoni dentro, magari un boccone di torta.
la musica era italiana, niente torta, il posto vicino alla finestra era occupato, ma tanto il sole al pomeriggio non arriva e neanche la cameriera. peraltro, non sono neanche stato mai a vienna. ma bando alle ciance. finalmente le prime immagini dalla nuova fotocamera dell'inviato.


la cassa, notare la scaffalatura di dischi di ludwig a riposo. ho messo questa foto (che i più critici riconosceranno essere anche mossa), perché faccia un poco da copertina. mi pare che trasmetta anche abbastanza lo spirito del luogo. ma tanto che ne sapete voi che state laggiù?

l’ingresso è al di sotto il grande cartello hakrim coffee. c’è un porta che dà su un corridoio di legno scuro; il corridoio arriva ad una scaletta scura che si attorciglia fino al primo piano. notare l’aspetto vagamente nord europeo, ma attualizzato con lussureggianti accostamenti magenta-ciano. hakrim potrebbe voler dire polvere. ma tanto che ne sapete voi che state laggiù?

appena si entra, e quando ci si siede nel posto dove mi sono seduto io, ci si confronta con una raffinatezza di progettazione che è rara di questi tempi (un qualcosa tra uno scarpa un albini un cavaglià e un giordano arreda). in particolare notare le finestre sulla destra, in corrispondenza equivalente del posto a sedere (lo so che il posto è arrivato dopo, probabilmente, ma non è affascinante questo incontrarsi tra l’arredo e l’edificio, fino al confondere cosa ci sarà prima e cosa c’era dopo?). a sinistra, invece, si intravede la sezione del ridotto soppalco: il corridoio rimane ad una quota di due gradini più bassi, in modo da consentire un’agevole percorribilità, e i posti a sedere si sopraelevano, per agevolare la fruizione dell’area sottostante. questa immagine è un po’ postprodotta. ma tanto che ne sapete voi che state laggiù?

il bancone, con tutto il bailamme di superfetazioni e di storie nate vissute appassite sopra e intorno ad esso. alla sinistra il cosiddetto coffin, uno strumento dalla non meglio definita funzione se non quella semplicemente di apparire in qualsiasi dei locali pubblici. si intravedono in primo piano i sedili raccogli polvere. sulla piglia la testa di ludwig. intorno un fiorire di coreani.

marco, che mi ha raggiunto nel tardo pomeriggio, dice che difficilmente in seoul c’è un locale altrettanto vecchio. 1956.

alla prossima, davide

rsckp

3 comments:

Anonymous said...

Un frase carina per aprirsi qualunque porta come fotografo: 제발의 I'm 이탈리아 사람, 나는 그림을 가지고 가는가 요r옷이은가? 감사

Anonymous said...

cosa saranno i tag HTML "b" "i" e "a" che posso usare per comunicare con te??

quanto hai pagato la macchina? hai risparmiato a sufficienza fer un corso di fotografia? :-)
ma che ne vuoi sapere che tanto stai laggiù.

viva l'icona gay del nuovo cinema contemporaneo!!

Anonymous said...

Bello.
Adesso con l'aggiunta della foto il blog sta diventando davvero completo.
E' passato da romanzo di formazione a rivista patinata.
A quando una rivisitazione del tuo look in direzione metrosexual?