20060401

Comunicato dall'estremo oriente #10

60 febbraio 2006
trentesimoottavo giorno del nuovo calendario coreano

oggi ha piovuto tutto il giorno. mi dicono che è l’estate che è così. ma cosa ci fa l’estate a febbraio? comunque. dalla torre di est nulla si vede apparire all’orizzonte. direi meglio è l’orizzonte che un poco sparisce giusto poco dopo il vetro della finestra. continuiamo la navigazione a vista, anche se il pericolo di icebergz aumenta con il sopraggiungere della brutta stagione. colonna sonora by this river brian eno.

la pasta. dopo il primo stipendio ho sentito che era giunto il momento di cedere alla tentazione. sono entrato in un supermercato e ho comprato tutto il necessario per farmi la pasta. non c’era la passata p’a pummarola n’coppa. non c’era lo scolapasta. non c’era lo spaghetto e non c’era alcuna tipologia di pasta. e allora ho capito che è stupido guardare ad occidente per le proprie radici, quando la cultura della cucina dove vivi è tanto più forte, è inutile cercare posti per l’ancora quando sei nel mare aperto. ho preso dei pomodori, una retina per la frittura e dei noodles freschi. è così che nasce la cucina fusion, no? sennonché in italia è normale avere qualsivoglia tipologia di sale nella credenza. in corea niente sale, ancora grazie che se trovi dove è messa la credenza. la nonna era molto religiosa aveva una grande e forte credenza in cucina piena di ogni ben di dio. (non è mia arriva da bruno munari). non è che i noodles senza sale facciano proprio schifo, vah.
musica da strada. al di là della strada dove abito c’è un bar o un locale o una casa per appuntamenti (chessò, è al di là della strada…) chea qualsiasi ora del giorno e della notte emette musica in strada. tipo una filodiffusione dell’incrocio. a volte è vivaldi, a volte è maicol giecson, a volte è madonna. uno ci si affeziona a certe cose, si fa anche delle piccole scommesse, uscendo o rientrando. ci saranno le spaisgirl o leonard cohen? un ardito keith jarrett a colonia o i culture club? tornando a casa già pregusto l’antica tradizione dei noodles all’amatriciana, carico della prima spesona (anche un tagliere una padella le uova i succhi di arancia e altre amenità), svolto l’angolo affaticato ma tutto teso nell’udire quale propizio per la prima cena dopo il giorno di paga? il ballo del qua qua romina power. con tutto quello che si dice della cultura italiana nel mondo.
i megastore. il giorno successivo, con ancora l’ultimo noodle crudo metà al di qua e metà al di là del piloro, mi reco in uno di quei megastore di cui tanto ho sentito parlare. una sorta di rinascente, ma tante insieme e in coreano. per primo sono andato a lotte. credo che lotte sia una di quelle famiglie corporation che producono tutto, dal biscotto al palazzo. è pieno qui di queste corporation; mi sto informando, ne parlerò un’altra volta. insomma questo, tra i vari megastore, è quello del lusso. dentro ci torvi gucci fendi cartier e via così. e il lusso arriva fino al bocchettone dell’antincendio, che sembra d’oro ma è solo di ottone.


sono arrivato alle dieci e non era ancora aperto. allora sono andato a comperare un libro lì vicino che c’è una libreria immensa (della stessa catena di quella del grattacielo di botta). tornato, noto che stava proprio per aprire. ma attenzione al colpo di scena. tutti gli addetti alla vendita erano schierati davanti al banco e salutavano con un inchino tutti i clienti che passavano loro di fronte. dagli altoparlanti veniva una musica trionfale, tipo l’inno nazionale (o quello della famiglia del megastore, quale la differenza?). sono rimasti impettiti (o chini a seconda) per più o meno cinque minuti. poi sono tornati alle proprie cose, tipo mettere in ordine, pulire a specchio i pavimenti e le vetrine, accalappiare i clienti. sono uscito quasi subito e mi sono indirizzato al megastore hyundai (sì credo che sia quello che fa anche le automobili); perché laggiù avevo appuntamento con marco. seoul non avendo indirizzi ed essendo oltremodo estesa, di solito ci si dà appuntamento facendo riferimento a land-mark postmoderni. tipo i macdonald, i negozi degli stilisti, le uscite della metropolitana,


e appunto i megastore. questo senza dubbio accenderà una lampadina in tutte le menti socio-geografiche all’ascolto, come d'altronde l’ha accesa nella mia. comunque sono arrivato come mio solito in anticipo. sono entrato nel megastore. ne sono uscito in orario con un paio di scarpe da trekking appena acquistate. e qui le lampadine che si accendono sembrano la corona della santa nella processione di zafferana etnea.
le tombe. per dare un utilizzo alle scarpe nuove ho deciso di andare a fare una passeggiata tra i boschi che circondano la città. dopo un’ora tra metro e bus mi trovo ancora nel territorio comunale e sono di fronte all’inizio della camminata. ancora la primavera non è esplosa, ma l’aria comincia ad essere tiepida. dopo venti minuti mi ritrovo in una radura (dopo un bosco c’è sempre una radura) costellata di lapidi. è una serie di tombe. io penso che è bello che il cimitero sia in mezzo al bosco. in più constato che (come mi avevano detto) la testa del defunto è sempre rivolta a nord.


continuo nella passeggiata per un’altra mezzora. e incredibile dictu, superato un masso, comincio a sentire nell’aria della valle la famosa pubblicità della victor respira vivo (quella dove un monaco buddista che ha la tosse mangia una caramella e comincia a cantare). decido (e come no?) di procedere fino al monastero. dopo altri trenta minuti sono lì. il racconto è semplice perché semplici sono i fatti. ma quanto è buddista ‘sta frase!


i palazzi con la punta. c’è una legge nell’urbanistica di seoul (ma anche in certe metropoli americane, se ne parla diffusamente in delirious new york del mio amico rem) per cui la volumetria dei palazzi deve diminuire con l’aumentare dei piani fuori terra. questa disposizione permette alla luce del sole di arrivare almeno per alcune ore del giorno a illuminare le strade. così sembra che ci sia più cielo anche al piano terra; vicino al caffé della polvere ho trovato questo.


lezione. gli studenti mi hanno chiesto di fare una presentazione dei miei lavori. io per me non ci tenevo; ma loro sì. ho impostato la cosa un poco sul gossip intorno alle persone con cui ho vissuto e collaborato. quindi se vi capita di venire a seoul e di essere riconosciuti, sapete il perché. per essere chiari, questa è l’immagine su cui ho basato un terzo del discorso. (colgo l'occasione di rigraziare fracesca e i suoi consigli)


di più, se non ci state ad essere esclusi, e se volete essere partecipi della prossima, mandate immagini di voi. per la precisione me ne servirebbe una dai campi di calcetto del mercoledì e del sabato (serio).
la prima cena. dopo il grande successo della lezione, gli studenti si sono sentiti di potermi invitare a bere alla sera. ed ecco la prima immagine della scolaresca.


una cosa mi ha inquietato. a metà serata è partita l’indianata. chi sbaglia beve un bicchiere di soju. che è una sorta di vodka calda, ma più buona della vodka calda. in pratica si sono tutti messi a cantare sottovoce una strana nenia tipo cincinguri cia cia cincinguri cia cia cincinguri cia cia cincinguri cia cia (per chi volesse ho anche un video). e poi uno dice un numero e comincia il giro e a turno si dice cia cia oppure miss fino a che si sono detti abbastanza cia cia quanto il numero detto. e poi tutti alzano le mani urlando alalà e si ricomincia. non notate anche voi una inquietante somiglianza con il ballo del qua qua?
pensieri. la sera è calata e persiste la pioggia. disegno i mobili per la stanza della mia torre, ma è solo per finta. la mente e lo stomaco sono già a martedì mattina, alla diretta del confronto tra pro-dee kim e bel-hoo chon.

ho scritto tutto questo nel giorno che nel vecchio calendario europeo è detto il primo aprile. quale delle notizie precedenti è uno scherzo?

alla prossima, davide

kkmafot

9 comments:

Anonymous said...

Io ho capito due cose:
1) Musmo scrive questi post a esclusivo vantaggio di sua madre (Buonasera, signora Sara).
2)Musmo non ha ancora visto IL CAIMANO, non lo vedrà mai e si consola con La Stanza Del Figlio. (cfr. punto 1)

Dove sono le studentesse?
;-)

dmusmeci said...

alberto ha capito veramente tutto.

Anonymous said...

sono proprio commossa!
(però magari ti mando una mia foto più recente, eh?)

Anonymous said...

perchè fra?
sembri harry potter!

Anonymous said...

ottima l'idea di disseminare foto nel testo. tanto lì non dovrebbero sconvolgersi ad un omino che scata foto sempre e ovunque...

qualcuno ti ha già chiesto se c'è Figa???

eh eh - material girl

Anonymous said...

ah davide, mi sono dimenticato di chiedertelo. c'è figa?

Anonymous said...

ok la fusion e tutto, ma quello allo scolapasta è un diritto. quasi quasi, approfitto del salone del mobile qui a milano e te lo mando.
bel blog.

Anonymous said...

ciao davide,
noi domani cambiamo l'italia. e tu?

dmusmeci said...

io vi guardo e fremo.