85 febbraio 2006
sessantesimo giorno del nuovo calendario coreano
comunicazione di servizio. è nato i 516.46 flickr. questa scelta risale ad una mia vecchia teoria. non vecchia in quanto non più valida, piuttosto antica in quanto radicata: se una foto vale mille parole, vuol dire che la foto banalizza il concetto. quindi per chi vuole oziare ecco qui le foto de i 516.46 flickr. bentornato nel mondo del *.txt a chi, come la pancia di simona, preferisce fare un poco di movimento della fantasia e immaginare me all’ingrasso, chiuso nella casa della mia mamma, a scrivere falsità millantando di essere a seoul. e questo solo per sottrarmi all’obbligo del voto.
questa mattina ho deciso di spolverare, confermare e affinare la mia teoria di seoul come grande città multimediastore. come già accennato vicino a casa ho la zona supermercato. c’è un dettaglio su cui non mi sono soffermato precedentemente. le varie zone mercatali hanno un loro punto di centro, in cui si può trovare il prodotto puro e scomposto. per esempio, se cerco ‘scarpe’, al centro della zona ‘scarpe’ troverò le scarpe e i pezzi per fare le scarpe; allontanandomi però in direzione della zona ‘tessuto’ si comincerà a trovare la scarpa di finto tessuto, la scarpa di cotone, il cotone per le scarpe, il finto tessuto calpestabile, il tessuto. la struttura della città può così essere ricostruita secondo delle centralità pure (bianco/nero), collegate da aree di periferie impure (grigi). in questo modo, l’apparente totale caos si regge in verità grazie una perfetta alchimia di ‘positivi’ e ‘negativi’ e ‘così-così’, un unico grande ‘nero%bianco’, o meglio, dato che le variabili non sono solo due, ma tante, ‘colore%colore%colore%...%colore’.appena ricevuta l’illuminazione psichedelica per la soluzione del grande problema ho deciso di mettere alla prova la teoria della matrice del colore.
da quando mi sono trasferito qui uso l’orologio che fu di mio nonno. lo uso qui e non lo usavo in italia, non so di preciso il perché (dev’essere qualche stupidaggine a riguardo delle radici della famiglia sicula). comunque, questo orologio da grossomodo sette anni aveva un problema: si era staccata la lancetta dei secondi. decido di applicare la formula magica. mi basta interpolare i dati: orologio, nonno, lancetta, svizzero, affetto, ferramenta, fabbro, sette anni, italia, amore. scarto i binomi impossibili (nonno-fabbro, perché il nonno era calzolaio; affetto-svizzero, perché di qui viene distante; setteanni-amore perché ho già pianto troppo per carla ricci; italia-lancetta perché mi fa venire in mente gladio). mi indirizzo nella zona colorata percentuale di orologi e percentuale di ferramenta. e lì, piccolo come i fratellini di firenze, sta l’uomo dell’orologio: lo guarda, sorride, lo smonta completamente, lo pulisce, lo aggiusta, lo rimonta. in dieci minuti e tre mila won. in soverchio adesso l'orologio perde cinque minuti all’ora. poi ho riattraversato le zone orologi, orologi a molla, elastici, pantacollant, tessuti, grembiuli, impermeabili, pesce, ponte sul fiume, natural born killer, sale matrimonio, teatro, scuola. come zuzzurro e gaspare al drive in, solo dal vivo.
a scuola uno studente del corso di digital media, totalmente fuori dalle logiche della domenica sera di italia1, mi ha fatto una domanda. perché frequentiamo questo corso se non ci insegna alcun programma per il computer? (ho deglutito e sono uscito dalla classe in lacrime, tremante e con i pugni alzati a questo maledetto cielo giallo. poi più tranquillo sono rientrato in aula e) ho cominciato lo spiegone sul ruolo della morte nella poesia, sul ruolo della poesia nella morte, sul ruolo della cucina nella letteratura contemporanea e sulla grande divisione tra materia che dà gli strumenti e materia che li utilizza. ho detto che il corso di cervello lo avevano già frequentato il semestre scorso. li ho guardati tutti e uno per uno. poi ho detto. o con me o contro di me. o con me o dassoli. o con me o la torta me la mangio tutta io. sembra ‘per un pugno di dollari’, ma è molto più ‘lo chiamavano trinità’. che comunque, massimo rispetto. un paio di ore dopo la lezione mi arriva un messaggio sul telefono **thank you professor ^--^ now it is much more clear ^0^ sorry i was so bad***. faccio un giro al saloon a salutare gli amici del bancone e mi dirigo infine verso la piscina. sì perché poi le piscine in corea ci sono, anche se lì devo separarmi dal mio fido revolvero.
iscrivermi alla piscina non è stato semplice, e per la prima volta ho capito cosa vuole dire quando si parlano veramente lingue differenti. per quaranta mila won dapprima potevo andare a fare la doccia in casa della segretaria della piscina; in seguito dovevo potare gli alberi del giardino; poi invece non c’era più la piscina, ma un maxi schermo con la proiezioni delle gare di tuffi femminili, con birra e divano; un’altra possibilità, lucidare tutti i mancorrenti in acciaio inox della balconata della sala. poi tutti gli ingressi per tutta la settimana, ma solo alle otto.
qui leggo (leggo è parola forte) che si può anche alle sette.
no alle sette non c’è.
allora dopo pranzo.
no dopo pranzo ci viene mia cugina.
appunto.
appunto.
insomma vada per le otto, ingressi per tutti i giorni tutte le settimane del mese. alle otto meno un quarto, con la puntualità deviata che mi contraddistingue, e supportato dall’orologio del nonno che segna le tre e ottantacinque (ma con i secondi), facendomi scudo con i lardominali scolpiti e con il mutandone ascellare della speedo, faccio ingresso nella sala dell’acqua. senza occhiali vedo omini sfocati che si tuffano con ritmo e elasticità, al grido ritmato ed elastico (-he-hoo-he-hoo-he-hoo-) di un altro ometto sfocato (però si capisce lo stesso che egli ha un sacco di muscoli). mi avvicino alla coda di tuffatori e faccio per chiedere qual è la corsia per il nuoto libero. indicano il muscoloso gridatore e allora a lui faccio la domanda completa qual è la corsia del nuoto libero. lui dice free? io dico che c’è claudia nel mio cuore, che in più ha dei pettorali più morbidi. lui dice non qui, quelle corsie in ombra laggiù. io faccio per avviarmi e lui dice non ora, che sono le otto meno cinque. sento una musica no non ora non qui, no non ora non qui. ah sì certo certo. controllo il mio orologio e sono le due e ventidodici. mi metto nell’angolo vicino alla mia corsia e aspetto, guardando i tuffatori che si tuffano, fanno tutta la vasca a farfalla, escono dall’altra parte. poi si tuffano, fanno di nuovo tutta la vasca a farfalla e escono dall’altra parte. poi si tuffano, fanno di nuovo tutta la vasca a farfalla e escono dall’altra parte. poi si tuffano, si mettono uno dietro all’altro, in cerchio (mi vengono in mente immagini da inferno dantesco, dev’essere il cloro), e si fanno i massaggi per le spalle e per la schiena, vicendevolmente. poi escono e se ne vanno. capisco che è il mio momento, mi avvicino alla corsia in ombra e mi tuffo, agile come un leone di mare. decido di fare come il mio solito, iniziare con una quarantina di vasche di riscaldamento e solo dopo scendere sotto il minuto per i cento metri sile libero. magari la prossima settimana punto al primato mondiale. alla seconda vasca mi sento toccare sulla spalla. mi fermo e mi giro contrariato. io non lo voglio il massaggio del sodomita. è l’omino sfocato e muscoloso che mi sorride che non posso nuotare prima della ginnastica.
scusi, buonuomo? sì prima della ginnastica. no guardi si sbaglia. no guarda tutti fanno stretching prima di andare in acqua. mi guardo intorno. mi rendo conto che sono l’unico in corsia, sono l’unico in acqua, tutti sono intorno alla vasca in posizione per cominciare l’esercizio di riscaldamento guidati dall’istruttore. tutti mi stanno guardando. mormoro non vi dovete preoccupare per me. allora l’omino si fa serio. mi guarda dritto negli occhi. mi dice
it’s dangerous!
mi rassegno. esco dalla vasca e mi avvio verso l’unico anello libero nella grande catena di occhi a mandorla. comincia la musica i'm a barbie girl in a barbie world. dissolvenza sfocata in cloro.
alla prossima, davide
jeqcxmg
4 comments:
Ti manca il calcetto, vero? Quelli erano uomini duri, e senza cloro.
soprattutto senza riscaldamento!
Sadomassaggi...ahahahahahaaaa
You're my barbie boy, ihihihoohooo
Geniale. Hanno subito capito di che pasta sei fatto. Fai ginnastica, va, che ti fa bene.
PS IDEONA: perché non ti apro una rubrica sul mio blog, sulla pubblicità coreana? Se me ne mandi una al mese con commento ti giuro che la posto.
ma ce l'avevi la cuffietta coreana?
(la tua piscina con gli omini mi rimbalza dall'altro lato dell'atlantico...hai un fan club a Pittsburgh!)
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